>> le mura

BREVE STORIA DELLA CIOCIARIA

LE CITTA’ FORTIFICATE – LE MURA

ALATRI

ANAGNI

ARPINO

ATINA

FERENTINO

VEROLI

UOMINI ILLUSTRI

>> le abbazie e le chiese

L’ABBAZIA DI MONTECASSINO

L’ABBAZIA DI CASAMARI

LA CERTOSA DI TRISULTI

LE CATTEDRALI E LE CHIESE

LA CATTEDRALE DI ANAGNI

LA BASILICA DI SANTA MARIA SALOME DI VEROLI

LA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE DI ALATRI

LA CATTEDRALE DI SAN DOMENICO DI SORA

CHIESA SANTUARIO DI S.MARIA DEL PIANO DI AUSONIA

IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI CANNETO DI SETTEFRATI

LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA LIBERA DI AQUINO

LA CHIESA DI SAN NICOLA DI CASTRO DEI VOLSCI

LA CHIESA DI S. ANTONIO DI POFI

>> i borghi medioevali ed i castelli

LA ROCCA MEDIOEVALE E IL PALAZZO DUCALE DI ALVITO

IL CASTELLO DI AQUINO

BOVILLE ERNICA

IL CASTELLO DI FUMONE

IL CASTELLO DI ISOLA DEL LIRI

IL CASTELLO DUCALE DI MONTE SAN GIOVANNI CAMPANO

IL CASTELLO DI PIGLIO

IL CASTELLO DI TORRE CAIETANI

IL CASTELLO DI TREVI NEL LAZIO

VEROLI

VICO NEL LAZIO

>> l'archeologia

CASSINO

CASTRO DEI VOLSCI

FERENTINO

L’AREA ARCHEOLOGICA DI FREGELLAE E IL MUSEO DI CEPRANO

IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FROSINONE

POFI

SUPINO

la storia

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le mura

BREVE STORIA DELLA CIOCIARIA

L’odierna Ciociaria, il cui capoluogo è Frosinone,può dirsi discendere direttamente dal Latium adjectum. Il cuore di questo territorio, una vallata ampia e quasi infinita, che da Roma giunge fino al Liri, in ampi tratti fu estremamente fertile e benevola, tanto da essere aspramente contesa da Ernici e Volsci, finchè la supremazia di Roma non prevalse su queste lotte intestine.

Dopo Costantino, il Lazio Meridionale fu diviso in due parti: Campagna, la zona più interna, e Marittima, la parte costiera fino a Terracina. Tale rimase nel corso di secoli e molti popoli stranieri cercarono si avvicendarono per cercare di dominarlo. Attualmente, questa provincia ha un’economia  mista, che consta di quattro grandi poli industriali, di un’agricoltura diffusa in ampie zone pianeggianti, e di un settore turistico in piena fase di decollo. Una visita in Ciociaria può soddisfare ampiamente le esigenze più svariate, con i suoi parchi archeologici, che mostrano le varie fasi della colonizzazione ernica, volsca e romana, i suoi borghi medioevali, raccolti entro i circuiti murari turriti, le sue maestose chiese ed abbazie, segno di un forte legame spirituale, presente in questa terra già agli albori del cristianesimo, fino ad arrivare ai segni della civiltà contemporanea.

LE CITTA’ FORTIFICATE – LE MURA

L’aspetto peculiare della Ciociaria preromana è caratterizzato dalla presenza di città completamente cinte da mura in opera poligonale e indicate dalla tradizione popolare come le città dei Ciclopi, fondate secondo il mito dal dio Saturno.

Questi vivaci paesi sono per lo più arroccati sui rilievi collinari e il loro tessuto urbano è segnato dalle varie civiltà (preromana, romana, medioevale, rinascimentale, barocca), che hanno lasciato preziose testimonianze della propria cultura.

ALATRI

Alatri conserva una delle più imponenti cinte murarie di epoca preromana,e, per questo, nel corso dei secoli, venne definita come la città dei “ciclopi”. La cinta muraria, risalente al IV sec. A.C., circonda completamente l’ area dell’ Acropoli, a cui si accede attraverso  due porte: Porta Maggiore, coperta da un enorme architrave monolitico e Porta Minore, dove sono scolpiti 3 falli come simbolo apotropaico di fecondità e protezione dell’ antica comunità ernica. Sulla spianata, sede dei templi pagani, sorgono oggi l’Episcopio e il Duomo di San Paolo, dove sono custodite l’ostia incarnata, miracolo eucaristico del 1228, e le reliquie di Papa Sisto I, patrono di Alatri.

Per approfondire la conoscenza storica della città ernica e romana, è opportuno visitare il Museo Civico, allestito presso l’antico Palazzo Gottifredo, dove è stato ricostruito anche il modellino del tempio etrusco italico, rinvenuto in questo territorio e conservato presso il Museo Etrusco Nazionale di Villa Giulia a Roma.

 Un’altra preziosa reliquia, venerata dagli alatrensi, è un lembo del mantello di San Francesco, conservato presso la chiesa intitolata al poverello di Assisi; si consiglia una passeggiata lungo le piagge per raggiungere la suggestiva Chiesa di San Silvestro (X sec.) con resti di affreschi del XII – XIII secolo.

 ANAGNI

 Antica città sacra agli Ernici, Anagni rivestì sempre un importante ruolo religioso e politico. Durante il periodo ernico, la città era completamente cinta dalle mura in opera poligonale, di cui oggi sono visibili poche tracce, lungo il versante settentrionale dell’ antica acropoli, databili tra il V e il IV secolo. In età romana, questa cinta muraria fu ampliata fino a  comprendere l’emiciclo degli Arazzi di Piscina, probabili terrazzamenti di una costruzione termale della fine del III / inizio II secolo a.C., e i resti delle Mura Serviane, dove sul pilastro centrale è scolpito un simbolo fallico. Purtroppo, nel corso dei millenni la cinta muraria ha subito numerosi rimaneggiamenti.

 Attualmente, l’aspetto più peculiare dell’abitato di Anagni, città natale di quattro pontefici, (Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII), è il suo centro storico di aspetto medioevale. Tra i monumenti, spicca per importanza artistica la superba Cattedrale romanica di Santa Maria con la sua cripta affrescata, il duecentesco Palazzo Papale, teatro del celebre “schiaffo di Anagni”, l’ardita architettura della Sala della Ragione nel Palazzo Comunale,    espressione massima del potere civile della comunità anagnina, costruito tra il 1159 e il 1163 da Jacopo da Iseo, uno dei rappresentanti delle città lombarde, venuti a stipulare i “patti di Anagni” con Papa Adriano IV, contro l’Imperatore Federico Barbarossa.

 Da ammirare, nella Chiesa di S. Andrea, il Trittico del Salvatore, splendida opera del XII secolo di scuola romana. Di fronte alla chiesa si trova la famosa casa Barnekow, interessante esempio di casa medioevale, decorata nell’800 con affreschi esoterici dal pittore svedese Barnekow. Molti sono i monumenti da scoprire in questa splendida cittadina, che va visitata passeggiando nei vicoli, o lungo i viali alberati alla fine dei quali si aprono grandi piazze, dove si affacciano splendidi edifici antichi, come la chiesa di San Pietro in Vineis, un monastero di cui si hanno le prime notizie già a partire dal XII secolo. La romanica conserva ancora il pavimento cosmatesco e interessanti affreschi del XII e XIV secolo.

 ARPINO

 Sulla sommità di Arpino, nel quartiere Civitavecchia, troviamo uno dei monumenti più stupefacenti del periodo pre-romano: l’arco a sesto acuto, antica porta scea aperta sulle mura in opera poligonale, costruite per difendere l’antica Arx. L’arco è costituito da una serie di grandi massi, disposti ad incastro, senza l’ausilio di malte cementizie. Nel Medioevo, lungo queste mura, vennero aggiunte numerose torri, che resero il borgo un importante punto strategico a difesa del sottostante nucleo di Arpino. Secondo un antichissima leggenda, qui scelse di vivere Saturno divinità protettrice dell’agricoltura. Ancora resti di mura poligonali s’incontrano salendo verso il quartiere di Civita Falconara, sulla cui sommità sorge il castello di Ladislao Durazzo.

 Cuore del  paese è l’elegante piazza Municipio, delimitata su tre lati dal Palazzo Boncompagni, attualmente sede del Centro Internazionale Umberto Mastroianni, celebre scultore del ‘900, dal Convitto Nazionale Tulliano, sede del prestigioso liceo ginnasio, che ogni anno ospita la manifestazione del Certamen Ciceronianum Arpinas, gara di traduzione e commento di un brano di Marco Tullio Cicerone, una manifestazione di risonanza europea, che registra la partecipazione di centinaia di liceali europei. Una visita alla bella Chiesa parrocchiale di San Michele consente di ammirare i dipinti del pittore Giuseppe Cesari, noto come il Cavalier d’Arpino, e di importanti esponenti della cultura del barocco romano.

 ATINA

 Nell’antichità, Atina venne considerata come l’ultimo centro difensivo contro il Sannio e, grazie alle risorse del suo territorio, ricco di limonite, e al coraggio dei suoi uomini, venne definita “potens” da Virgilio.

 Nelle sale del Museo comunale, è possibile avere una precisa idea dell’importanza strategica rivestita da questo paese, circondato da mura in opera poligonale, e collocato su importanti vie di collegamento per il commercio, tra la Campania e l’Etruria. Anche in epoca medioevale, Atina rivestì il ruolo di importante centro amministrativo della Valle di Comino e qui fissarono la loro dimora i Signori Cantelmo, che provvidero alla ristrutturazione del Palazzo Ducale, dopo il violento terremoto del 1349. La possente mole del castello occupa gran parte di Piazza Saturno, la cui sobria facciata è ingentilita da bifore e torri.

 Al secondo piano del Palazzo, si trova un grande mosaico romano a tessere bianche e nere (II sec. d.C.), raffigurante quattro eroi armati e provenienti da resti di una antica domus.

 Alle spalle del castello, si trova la parrocchiale dell’Assunta decorata con tele di L. Velpi, che ricordano le storie di San Marco Galileo, patrono della città.

 FERENTINO

 Ferentino è tra le città ciociare ad avere il maggior numero di monumenti  ed epigrafi romane. Il nucleo urbano più antico è completamente circondato dalle mura in opera poligonale, sulle quali si aprono numerose porte, di cui la più antica è Porta Sanguinaria, così detta perché, probabilmente, era l’ultimo passaggio dei nemici di Ferentino, condannati a morte. Certamente è il terrazzamento dell’Acropoli il monumento più imponente e suggestivo di Ferentino. Qui si apre anche un criptoportico romano, meglio conosciuto come il carcere di S.Ambrogio, patrono della città, vittima delle persecuzioni di Diocleziano. Particolarmente belle sono le due chiese più grandi del paese, il Duomo romanico di San Giovanni e la chiesa gotico cistercense di S. Maria Maggiore. Nel duomo sono da ammirare il pavimento a mosaico dei Cosma, il cero pasquale, la sedia episcopale del Vassalletto e uno dei più bei cibori medioevali, opera di Drudus de Trivio. Spicca, spicca per la sua elegante linea architettonica, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, costruita, all’inizio del XIII secolo, come grangia alimentare della vicina Abbazia di Casamari, di cui ne ripete la semplicità e la purezza dello stile gotico cistercense. Poco distante dal centro abitato, su una collina, si trova il cenobio calestiniano, dedicato a S. Antonio, e per molto tempo, luogo di sepoltura di papa Celestino V.

 VEROLI

 Nella parte più alta della città di Veroli, a 700 metri di altezza, si trova la Rocca di S. Leucio, cinta dalle mura in opera poligonale, elle quali sono state appoggiate, nel Medioevo, mura e torri, per rafforzare questa antica fortezza ernica.

 Durante il periodo ernico, Veroli fu una delle città a capo della Lega Ernica, in lotta contro Roma. Divenuta più tardi alleata  dell’Urbe, a Veroli fu concesso  l’onore di festeggiare le stesse festività di Roma, come è testimoniato dai Fasti Verulani, frammento di calendario marmoreo del I sec. d.C., posto nel cortile di casa Reali; esso ricorda le festività dei primi tre mesi dell’anno, i giorni nefasti, i comiziali, gli intercisi.

 La sua eccezionale posizione strategica la rese, per lungo tempo, inespugnabile e qui trovarono prigionia o rifugio, re , imperatori e papi. E’ in questo borgo che si trova la chiesa più antica di Veroli, dedicata a San Leucio (XI sec.); le sue dimensioni ridotte e la semplicità dello stile ne fanno uno dei tesori di questa cittadina, ricca di storia arte e cultura.

 UOMINI ILLUSTRI

 La Ciociaria, come millenario ponte geografico tra Roma e Napoli, ha visto il passaggio e lo stanziamento di numerose popolazioni, che hanno segnato il territorio con opere civili e religiose, testimonianze tangibili della loro civiltà.

 La vicinanza con questi due grandi poli ha spesso favorito la presenza di rinomati artisti, che hanno lavorato nelle numerose chiese, nei monasteri e presso le ricche famiglie di nobili, spesso imparentate con imperatori, pontefici e uomini di cultura.Certamente non è possibile, in questa sede, menzionarli tutti ma è doveroso ricordare alcuni di questi personaggi ciociari, che, con la loro opera, hanno contribuito a scrivere un significativo capitolo della storia dell’umanità.

 Dell’antichità ricordiamo Caio Mario, Marco Tullio Cicerone, Marco Vipsanio Agrippa, Pescennio Negro, Giovenale, Saturnino Lucio Apuleio, Marco Attilio Regolo; del medioevo i papi frusinati, Silverio ed Ormisda, i quattro pontefici di Anagni (Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII), San Tommaso d’Aquino, il pittore Antonio d’Alatri seguace di Gentile da Fabriano; del rinascimento letterati, poeti e pittori come Giovanni Sulpicio, il cardinale Cesare Baronio, Giuseppe Cesari, meglio noto come il Cavalier D’Arpino, fino ad arrivare all’età contemporanea con gli scultori Ernesto Biondi, Umberto Mastroianni, Tommaso Gismondi, i registi Anton Giulio e Carlo Ludovico Bragaglia, gli attori Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, i musicisti Severino Gazzelloni e Licinio Refice, lo scenografo Antonio Valente, il pittore Alberto Bragaglia. Vanno, inoltre, ricordati i numerosi ciociari che, emigrati all’estero, con la loro tenacia hanno raggiunto ruoli e posizioni economiche di eccezionale importanza.

 Valga per tutti il nome di Charles Forte, insignito del titolo di baronetto d’Inghilterra dalla regina Elisabetta.

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 LE ABBAZIE E LE CHIESE

 L’ABBAZIA DI MONTECASSINO

 A più di 500 metri di altezza, sovrastante l’antica Casinum, già i Volsci e, poi, i Romani avevano edificato maestosi templi da dedicare agli dèi. Sui resti di quegli edifici pagani, Benedetto da Norcia, nel 529, costruì un piccolo oratorio, destinato a divenire la casa madre dei benedettini e uno dei massimi centri d’irradiazione culturale d’occidente.

 I monaci cassinesi praticarono la medicina, la musica, l’astronomia il diritto, le scienze filosofiche e tradussero dal latino e dal greco le opere dell’ antichità; nella biblioteca del monastero si conserva ancora il placito cassinese, primo documento giuridico scritto in lingua volgare. Nonostante le quattro rovinose distruzioni subite, Montecassino è ancora lì “dov’era com’era” come annunciato dall’Abate Ildefonso Rea. L’abbazia, come la vediamo oggi, è infatti, una perfetta ricostruzione di com’era, prima che i bombardamenti della seconda guerra mondiale la  radessero completamente al suolo.

 Si entra al monastero superando tre grandi chiostri rinascimentali, che consentono di raggiungere la Chiesa. Dei tre portali d’ingresso soltanto quello al centro è originale. Esso è opera bizantina dell’ XI secolo e riporta incise in lettere ageminate tutte le terre possedute dall’Abbazia. I due portali laterali, opera del Canonica del 1952, ricordano alcuni episodi salienti della vita di San Benedetto a Montecassino, con in basso le quattro distruzioni subite dal Monastero (581-883-1349-1944).

 L’austera facciata non lascia presagire la sfarzosa policromia dei marmi pregiatissimi e degli stucchi dorati, che decorano la Chiesa; le volte un tempo dipinte da Luca  Giordano sono state in parte decorate dagli affreschi del pittore contemporaneo P.Annigoni, mentre sugli altari sono state collocate tele del XVII XVIII secolo, di scuola napoletana. Sotto l’altare, una suggestiva cripta accoglie le spoglie di San Benedetto e di sua sorella Scolastica. Per approfondire la conoscenza del ruolo rivestito da Montecassino nella storia della cultura, è necessario visitare il Museo, dove sono raccolti codici miniati, pergamene e testi letterari, che fecero di Montecassino il faro di civiltà per molti secoli.

 L’ABBAZIA DI CASAMARI

 L’abbazia di Casamari, nel comune di Veroli, si erge maestosa sui resti dell’antico municipio romano di Cereattae Marianae dove nacque il celebre condottiero romano Caio Mario. Distrutto dalle invasioni barbariche, il luogo rimase abbandonato fino al 1096, quando quattro monaci  benedettini vi costruirono un primo insediamento, più tardi ingrandito.

 Nel XIII secolo, venne affidato ai cistercensi, un nuovo ordine monastico tenuto in grande considerazione dai pontefici del tempo. I cistercensi, seguendo la regola di San Bernardo, edificarono nel 1203 una grande e semplice chiesa in stile gotico cistercense, rifiutando eccessi decorativi e mirando alla purezza della linea architettonica. La chiesa, dedicata alla Vergine Assunta e cointitolata ai Santi Giovanni e Paolo, fu iniziata con la benedizione di Innocenzo III, e ,consacrata, nel 1217, da Papa Onorio III. L’interno, di grande sobrietà, è a tre navate con abside rettangolare e transetto con sei cappelle; al centro si trova il grande ciborio barocco, donato da Clemente XI, nel 1711. Questo complesso abbaziale rappresenta uno dei pochi modelli ancora integri dell’organizzazione spaziale prevista da Bernardo di Chiaravalle. La chiesa, infatti, come corpo di fabbrica più grande, è posta a nord per riparare il resto del convento dal vento di tramontana, il Chiostro luogo di preghiera, d’ incontro e di passeggio dei monaci ha belle bifore, finemente ornate, e consente di accedere all’ Aula del Capitolo, al Refettorio, ai campi e alle officine. Nel grande complesso abbaziale, si trovano anche una fornitissima Biblioteca, un Museo-Paninoteca, dove sono custodite suppellettili romane, dipinti di Carassi, Guercino, Sassoferrato, Serodine, Balbi, Purificato e Fantuzzi.

 LA CERTOSA DI TRISULTI

 Immersa in uno dei paesaggi montani più belli della Ciociaria, a 800 metri di altezza, si trova la Certosa di Trisulti, splendido complesso monastico divenuto monumento nazionale.

 Dopo un primo insediamento benedettino, durato circa due secoli e sorto per iniziativa di San Domenico di Foligno, nel 1204, per volere di Innocenzo III, il complesso monastico fu affidato ai monaci cistercensi. Si accede al complesso attraversando un portone di ingresso, decorato con un bassorilievo raffigurante San Bartolomeo, protettore dei certosini , mentre nella seconda arcata il pittore Filippo Balbi dipinse la Madonna che porge del pane ad un monaco. Si raggiunge il piazzale principale del monastero, dove si trovano la facciata medioevale del Palazzo di Innocenzo III, che oggi ospita un’importante Biblioteca e la facciata neoclassica della Chiesa intitolata alla Vergine Assunta, a San Bartolomeo e aSan Bruno, fondatore dell’oerdine certosino. La Chiesa ad aula è divisa in due settori da un tramezzo, sui cui lati si trovano due altari che ospitano i corpi di due santi martiri: Bonifacio e Benedetto; a destra e a sinistra, in alto sulle pareti, si trovano belle tele di F. Balbi, mentre, in basso, è addossato il coro dei fratelli conversi, opera di intagliatori locali eseguito alla fine del XVII secolo. Superata la porta, che divide lo spazio riservato un tempo ai fratelli coristi, ammiriamo un coro finemente scolpito, ricco di intagli e figure zoomorfe, eseguite dallo scultore Jacobò, alla fine del XVI secolo.

 Le pareti della chiesa sono rivestite da belle tele del Balbi e del Battelli mentre al Caci spetta il grande affresco della volta, che raffigura la Gloria di Beati e Santi (1683). La fama di questo monastero è in gran parte legata alla presenza di una bellissima farmacia affrescata dal pittore G. Manco con temi pompeiani e decorata con artistiche vetrine, entro le quali sono ancora conservati i recipienti in vetro che contenevano i medicamenti. Di fronte si trova un salottino, decorato da Filippo  Balbi, un tempo adibito a foresteria.

 LE CATTEDRALI E LE CHIESE

 “Grande e solenne paese pagano e cattolico…”così Carducci descrisse la Ciociaria, una terra, che, già durante il paganesimo, fu completamente ricoperta di templi ed intrisa di sacralità.Sulle alture delle città più importanti furono erette le Acropoli sacre a Saturno, sulle prte delle mura poligonali, i simboli fallici furono scolpiti a protezione della popolazione, invocando la benevolenza degli dei, ai quali si chiedeva la fertilità; nei boschi, presso le sorgenti sacre sulle are, si sacrificarono gli agnelli, in occasione del “Ver Sacrum”. Quando il paganesimo cessò di fare proseliti, la Ciociaria, raggiunta già da alcuni apostoli e pie donne, conobbe l’alba di un nuovo giorno, annunciato presso gli eremi di montagna e nei protocenobi, dai quali scaturì la regola del monachesimo benedettino. I rilievi delle colline “si vestirono di nuovi edifici, sui resti dei templi, furono edificati le più belle Chiese ed Abbazie di questa terra, che vive ancora oggi la propria fede con grande forvore spirituale.

 LA CATTEDRALE DI ANAGNI

 Superbo capolavoro di architettura medioevale, la Cattedrale di Anagni è un insieme elegante di equilibrio della mescolanza dello stile romanico campano con quello lombardo. Sulla severa facciata principale, in stile romanico campano, si aprono tre portali di cui il centrale è sormontato da una decorazione derivata dall’arte classica con influenze bizantine.

 Molto più movimentata è la facciata posteriore, dove sono evidenti le influenze dello stile romanico lombardo, con le tre belle absidi, sormontate da una serie di colonnine, che sostengono piccoli archi, dai fregi finemente decorati. Completamente staccato dal corpo della chiessa, è il massiccio campanile con cinque ordini di aperture a monofore, bifore e trifore. Di grande rilievo è l’interno della chiesa, abbellito, nel XIII secolo, con un pavimento a mosaico policromo, opera dei Cosma, e la zona del transetto, dove si trovano la bella iconostasi, la sedia episcopale e il cero pasquale realizzati dal Vassalletto. Sulla navata laterale destra, in corrispondenza del transetto, si trova l’ingresso alla Cripta, vero tesoro di questa chiesa. Per la qualità pittorica e la complessità  dei temi affrescati su queste pareti, essa è considerata una dei più importanti ciccli pittorici d’arte medioevale. Sempre lungo la navata destra, si trova anche l’ingresso al Lapidario e al Museo del Tesoro, che raccoglie paramenti sacri e oggetti d’uso liturgico, del XII-XV secolo.

 LA BASILICA DI SANTA MARIA SALOME DI VEROLI

 Questa Basilica, dedicata a Santa Salome, patrona e protettrice di Veroli, fu costruita nel 1209 quando, secondo le cronache medioevali, furono ritrovati i resti della pia donna, testimone del Calvario di Cristo.

 Sebbene violenti terremoti distrussero in parte il primo oratorio medioevale, i verolani non cessarono di venerare la Santa  e non rinunciarono mai a ricostruire il suo tempio.

 La Chiesa, come la vediamo oggi, è frutto dei lavori di ristrutturazione, compiuti nel 1700 su richiesta dei vescovi de’ Zaulis e Tartagni.

 L’interno, a tre navate, è ricco di belle tele e affreschi attribuiti al Cavalier  d’Arpino, a F.Solimena, G. Passeri e G. Brandi, noti esponenti della pittura manieristica e barocca. Poche ma interessanti sono le tracce della primitiva chiesa medioevale: si notino gli affreschi del XIII- XV secolo, sulla parete del transetto a sinistra e nell’oratorio sottostante, con l’ingrasso dalla navata di destra.

 Particolarmente elegante la Confessione, dove sono custoditi i resti di Santa Salome, che lasciò a Veroli un frammento della Croce di Cristo, murato nel dodicesimo gradino della Scala Santa, situata nella seconda cappella a destra, dove si può lucrare l’indulgenza plenaria, seguendo le indicazioni dettate da Benedetto XIV, nel 1751, e scritte sulla lapide a destra della scala.

 LA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE DI ALATRI

 Santa Maria Maggiore di Alatri, con la sua elegante facciata, contribuisce ad abbellire l’omonima pazza cittadina, dove anticamente si trovavano edifici di culto pagano. Sulla facciata a capanna è inserito, come un prezioso merletto, un grande rosone trilobato che consente di illuminare l’interno altrimenti troppo buio. Sulla sommità della navata destra, si appoggia il bel campanile merlato. L’interno della chiesa presenta il duplice aspetto romanico e gotico, frutto della ricostruzione avvenuta dopo che, nel 1350, un violento terremoto distrusse in parte la chiesa. Preziose opere d’epoca medioevale sono conservate nella cappella di sinistra. Si tratta del gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XII sec.), capolavoro d’arte romanica, chiuso un tempo entro due pannelli laterali, dove sono scolpite le scene della vita di Maria e di Cristo, mentre il Trittico del Salvatore, sulla parete destra, è opera autografa del pittore Antonio d’Alatri (XV sec), seguace di Gentile da Fabriano. Sull’altare, si trova il fonte battesimale, la cui vasca è sorretta da tre telamoni (XIII sec.), che esprimono gesti enigmatici; si fa notare, per la sua raffinata decorazione e per  l’equilibriato senso architettonico, il piccolo tabernacolo rinascimentale (parete laterale della navata destra), scolpito evidentemente da un artista dalla grande capacità tecnica.

 LA CATTEDRALE DI SAN DOMENICO DI SORA

 L’Abbazia di San Domenico è ubicata alla periferia di Sora, quasi sulle sponde del fiume Fibreno, affluente del Liri, e fu eretta, nel1011, sui resti della villa agreste della famiglia di Cicerone.

 Il suo aspetto attuale lo si deve ai lavori di restauro, compiuti dopo che un violento terremoto, nel 1915, distrusse gran parte dell’edificio. L’interno della chiesa è a tre navate, con transetto rialzato, per lasciare spazio alla cripta sottostante, che rappresenta l’ambiente più suggestivo di questo edificio. Essa è del tipo “ad oratorio” ed è costituita da materiale di spoglio, coperta con volte a crociera. Lo spazio è ripartito in tre navate da 16 colonne, tutte disuguali e provenienti da edifici pagani. Nell’abside maggiore, è posto l’altare in mermo (dono di Clemente XI, 1706), dove si trovano le spoglie di  San Domenico di Foligno, morto nel 1031, in età avanzata, dopo aver fondato importanti monasteri benedettini in Ciociaria. Sul lato sinistro della Chiesa, si nota il prospetto anteriore di un monumento funebre ad opera quadrata (I sec. a.C.) dove è posta una lapide, che ricorda la nascita  in questo luogo del famoso oratore romano M.T. Cicerone. Anche sui finchi esterni della Chiesa, si trovano numerosi bassorilievi di monumenti funerari di condottieri romani, risalenti al I sec. a.C.

 CHIESA SANTUARIO DI S.MARIA DEL PIANO DI AUSONIA

 Incerta è la data della prima costruzione di questa Chiesa, di cui le tracce più antiche sono rappresentate dal ciclo di affreschi della cripta. La Ciesa, molto danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è in stile barocco nel primo tratto, fino al presbiterio, e in stile medioevale. Di grande pregio, è il pavimento che un tempo decorava l’altare maggiore e oggi collocato in sacrestia: esso è uno splendido esempio di maiolica napoletana del 1700. Da una stretta scalinata, si accede alla cripta romanico bizantina del X secolo, divisa in un ambulacro comunicante con tre cappelle, dove si trova un suggestivo ciclo di affreschi, che narrano la vita e la storia di S. Remicarda.

 IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI CANNETO DI SETTEFRATI

 Il Santuario della Madonna di Canneto rappresenta una delle mète di pellegrinaggio più importanti per i fedeli che, dal Lazio, dall’Abruzzo e dal Molise, nei giorni compresi tra il 18 e il 22 agosto, vengono numerosi a rendere omaggio alla Madonna Nera, custodita nella Chiesa. Il Santuario, di origine medievale (sec. XII), sorge nel cuore dell’omonima valle, sui resti di un tempio pagano dedicato alla dea Mefiti, dove i pastori rinnovavano il loro patto di fratellanza. E’ situato nel territorio del comune di Settefrati, incastonato nel cuore del versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Molise, da dove si gode un meraviglioso panorama su una delle più suggestive e caratteristiche zone della Ciociaria, la Valle di Comino.

 LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA LIBERA DI AQUINO

 La chiesa venne edificata nel 1125, per volere di due nobildonne, Ottolina e Maria, raffigurate nel mosaico sul portale d’ingresso della chiesa. Il nome le deriva dall’aver preso il posto del tempio pagano, dedicato ad ercole liberatore, di cui sono stati usati molti frammenti.

 La facciata, molto austera, è preceduta da un portico a tre arcate; da notare sull’ultimo gradino della ripida scalinata, le tabulae lusorie, una sorta di dama per il gioco delle pedine, molto in voga tra i romani. L’interno, di austera semplicità, è a tre navate ed è coperto Da un grande soffitto a capriate.

 Sul lato sinistro della chiesa, si trova l’arco trionfale di Marcantonio, con colonne binate e capitelli corinzi, Esso è una delle tante testimonianze d’epoca romana, rinvenute su questo su questo territorio un tempo attraversato dall’antica Via Latina, di cui resta ancora visibile un tratto di basolato stradale.

 LA CHIESA DI SAN NICOLA DI CASTRO DEI VOLSCI

 Alle porte del borgo medioevale di Castro dei Volsci, si trova questa Chiesa di grande semplicità architettonica, decorata da affreschi di scuola benedettina, raffiguranti scene dell’Antico e Nuovo Testamento, disposte lungo le due pareti principali, e alcune figure isolate di Santi. Si consiglia una passeggiata nei vicoli del paese, nel cui Belvedere si erge il Monumento alla mamma Ciociara.

 LA CHIESA DI S. ANTONIO DI POFI

 La Chiesa è dedicata a S. Antonino martire che, in questo luogo, fece scaturire una sorgente d’acqua. La facciata, molto semplice, è affiancata da una torre campanaria. Le modeste dimensioni e la semplicità della linea architettonica non lasciano presagire la presenza dello splendido affresco raffigurante il Giudizio Universale, di scuola umbro laziale (XV secolo), che orna la controfacciata della parete d’ingresso.

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 I BORGHI MEDIOEVALI ED I CASTELLI

 Numerosi paesi, in Ciociaria, sono arroccati sui rilievi collinari, le cui alture sono occupate da un castello, una rocca, o una torre. Questo fenomeno, si originò in seguito alle “lotte per le investiture papali”, quando le famiglie aristocratiche, direttamente impegnate nelle elezioni del pontefice, predisposero la feudalizzazione del territorio, attraverso  una capillare organizzazione militare, per la difesa o il contrattacco. I primi castelli, perciò, erano per lo più costruzioni fondate in posizioni scarsamente accessibili, realizzati con materiale rinvenuto sul posto, e, soprattutto, situati presso i tracciati di importanti vie consolari, per raggiungere rapidamente Roma o Napoli nei momenti di bisogno. Tra le mura di questi castelli di Ciociaria, spesso spartani, ma non privi di fascino, è possibile rievocare i nomi e le storie di famosi personaggi come Federico II di Svevia, in lotta contro il potere papale, Celestino V, morto prigioniero a Fumone, o l’affascinante poetessa Vittoria Colonna, amica epistolare di Michelangelo Buonarroti e sua musa ispiratrice. Intorno a queste fortezze militari, ben presto si raccolse la comunità, che chiedeva protezione al “signore”, costruendo così, degli splendidi borghi medioevali, ancora oggi intatti e ricchi di storia, arte e cultura. In questa sede, vi proponiamo i più rappresentativi, nella speranza così di sollecitare la curiosità del turista facendogli scoprire una terra tanto interessante, generosa ed ospitale.

 LA ROCCA MEDIOEVALE E IL PALAZZO DUCALE DI ALVITO

 Sulla sommità di Monte Morrone, sorge la Rocca di Alvito e il suo borgo medioevale, circondato da mura rinforzate da possenti torri cilindriche. Questa bella cittadina fu governata dai benedettini, nel X secolo, dai Conti d’Aquino, nel Medioevo, e, successivamente, dai Gallio, ai quali si deve la trasformazione e l’abbellimento del Palazzo Ducale, attualmente adibito a sede municipale. Si accede al piano nobile, attraversando un atrio monumentale e salendo un’imponente scalinata, per visitare: il celebre Teatrino di corte, decorato con affreschi di scuola napoletana del XVIII secolo. Tra le numerose testimonianze artistiche, merita una visita la Chiesa di San Simeone Profeta, abbellita da tele ed affreschi barocchi, realizzati da allievi di Luca Giordano e M. Stanzione.

 IL CASTELLO DI AQUINO

 Dopo le distruzioni ad opera dei Barbari, la comunità di Equino iniziò la costruzione di un Castello, affiancato da torri per la difesa della città. Il Castello, dedicato alla S. Croce, era detto Catello Pretorio perché vi si amministrava la giustizia. Esso fu la residenza della famiglia d’Aquino, alla quale apparteneva San Tommaso. Grazie a recenti restauri, ciò che resta di esso è tornato a mostrarte le sue bifore e l’imponente torre romboidale, che si affaccia sul “vallone d’Aquino”, dove un tempo si trovava un lago prosciugato nel XVI secolo.

 BOVILLE ERNICA

 Boville Ernica è uno dei centri maggiormente fortificati della Ciociaria con le sue tre cinte di mura e le 18 torri, costruite per respingere le invasioni degli eserciti stranieri. Il borgo è caratterizzato da pregevoli chiese ed eleganti palazzi rinascimentali e barocchi, che riecheggiano la fierezza di questa antica roccaforte. In particolare , la chiesa di San Pietro Ispano può essere considerata un vero e proprio scrigno, ricco di preziose opere d’arte come il Sarcofago paleocristiano del IV sec. d.C., raffigurante scene del Vecchio e Nuovo Testamento, la Croce in porfido un tempo esposta all’ingresso di San Pietro in Vaticano per essere baciata in occasione dell’anno giubilare, la Madonna con il Bambino dello scultore rinascimentale Sansovino; meritevole di particolare attenzione è l’angelo a mosaico, che ornava la navicella in San Pietro, attribuito a Giotto e salvato da Monsignor Simoncelli dalla distruzione delle opere medioevali, operata durante i lavori di rinnovamento della basilica vaticana. Altrettanto interessante è la visita della parrocchiale di Sant’Angelo, con i suoi interni affrescvati e la presenza di un dipinto attribuito al Cavalier d’Arpino. Passeggiando all’interno delle strette viuzze, lungo i vicoli della cittadella, non può sfuggire l’imponenza del Palazzo Filonardi, la cui facciata è abbellita con un ampio portale del Vignola, di Palazzo Vizzardelli, Palazzo De Angelis e del Convento di San Francesco.

 IL CASTELLO DI FUMONE

 Entrando a Fumone e superata la Porta, che da accesso alla cittadina-castello, si ha la sensazione di aver lasciato alle spalle il mondo e di essere improvvisamente tornati indietro nel tempo, fino al Medio Evo, quando questo borgo, dalla posizione inespugnabile, venne usato come prigione di Stato. Proprio a causa della sua particolare posizione, Fumone ricoprì, nei secoli, il ruolo di “antenna d’avvistamento”, tanto che, con i suoi segnali di fumo, allertava Roma di possibili incursioni di nemici. Tutto l’abitato urbano del paese è, dunque, sorto, con funzione difensiva, e le case medioevali ruotano intorno al castello-fortezza, trasformato nel 1500 dal cardinale Longhi in residenza gentilizia. Attualmente il Castello, ancora di proprietà della famiglia Longhi, è mèta di visitatori di tutto il mondo, affascinati dalla tragica storia di Celestino V, morto qui prigioniero nel 1296, per volere del suo rivale Bonifacio VIII. All’interno, si trovano preziose opere d’arte, la cappella dedicata a Celestino V, dove sono custodite numerose reliquie di Santi, e un panoramico giardino pensile, che, per la sua estensione (3500mq), è il più grande d’Europa, posto ad un altezza di 800 metri.

 IL CASTELLO DI ISOLA DEL LIRI

 La mole di questo castello domina l’abitato di Isola del Liri, ed è inserito in una splendida cornice paesaggistica, essendo circondato da un’ampio parco, dove scorre il Fiume Liri, che qui compie un salto di 29 metri, dando vita ad una suggestiva cascata nel centro del paese. Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, il castello oggi della famiglia Viscogliosi, ha belle sale di rappresentanza, affrescate XVII secolo, ma attualmente non è visitabile.

 IL CASTELLO DUCALE DI MONTE SAN GIOVANNI CAMPANO

 Il centro storico di Monte San Giovanni Campano conserva angoli suggestivi, che riecheggiano secoli di civiltà, di distruzioni e di ricostruzioni. Data l’area abbastanza circoscritta, si può godere della sua bellezza con un solo colpo d’occhio. Il Palazzotto Rinascimentale, con il suo portale squadrato, rappresenta il cuore della cittadella, elegantemente decorato in stile cinquecentesco. A dominare il paese è il Castello ducale, originariamente costruito nel XI secolo e più volte distrutto e rimaneggiato. Esso possedeva ben 70 torri, due carceri, (uno maschile e uno femminile) e una serie di camminamenti interni per lo spostamento veloce delle truppe in caso di assedio. Purtroppo, a nulla  valse questa imponente fortificazione quando il paese fu attaccato, nel 1945, dall’esercito di Carlo VIII, che qui sperimentò gli effetti disastrosi della polvere da sparo, provocando uno spaventoso massacro. La fama di questo paese è legata al nome di San Tommaso d’Aquino, che, nel Castello, venne tenuto prigioniero per due anni (1238-40), per volere dei suoi genitori, che non condividevano la sua scelta di farsi monaco domenicano. Il giovane, riuscito ad evadere con la complicità della sorella, si trasferì a Colonia per studiare, sotto la guida di Alberto Magno. Oggi la piccola cappella a lui dedicata è mèta di numerosi visitatori, che vogliono approfondire la conoscenza della dottrina di una delle menti più eccellenti della Chiesa Cristiana.

 IL CASTELLO DI PIGLIO

 L’ABITATO DI Piglio si sviluppa lungo la cresta di uno sperone roccioso, alle falde del monte Scalambra. La sua importante posizione strategica determinò la costruzione di un Castello-fortezza, assalito dalle truppe papaline di Pasquale II, in lotta contro l’imperatore Enrico V. Dopo essere appartenuto a varie signorie, nel 1430, esso divenne possedimento dei Colonna. L’edificio, che ha subito parziali modifiche, conserva ancora l’aspetto originario con ambienti voltati a crociera. Purtroppo, nulla più rimane delle camere, un tempo decorate, di cui si fa menzione in un documento del 1340, dell’archivio Colonna.

 IL CASTELLO DI TORRE CAIETANI

 Il Castello fu costruito tra il basso Impero e l’alto Medio Evo, come è attestato da alcuni documenti, e, nel IX secolo, appartenne al senatore Teofilatto, che si garantì così un importante punto strategico difensivo per i suio possedimenti in questa zona del Lazio.

 Il Castello rivestì questo ruolo anche quando fu acquistato, nel 1296, da Roffredo Castani, che lo considerò indispensabile per contrastare i domini dei Colonna. Sebbene, inizialmente, il Castello sia stato un vero e proprio “castrum militare”, divenne, nel XII secolo, una residenza signorile, come testimoniano le sale ornate da bifore, che incorniciano il bel paesaggio sottostante, dove si trova il lago di Canterno.

 IL CASTELLO DI TREVI NEL LAZIO

 Di Trevi nel Lazio si hanno notizie già da Plinio il Vecchio, che ne parla nel “Naturalis Historia”. In età repubblicana, dopo la sconfitta degli Equi, Treba Augusta (questo il suo antico nome), venne elavata a “Municipio” e, in età imperiale, le vennero accordati importanti privilegi da Augusto, mantenuti in seguito anche da altri imperatori, come attesterebbe un’iscrizione del 193 d. C. Nel Medioevo, la sua particolare posizione geografica, a difesa dell’alta valle dell’Aniene, suggerì la costruzione di un Castello fortificato, posto su uno sperone di roccia calcarea, nella piazza principale della Civita. Già Papa Alessandro IV comprese la necessità di possedere questa postazione strategica e, nel XIV secolo, i Caietani, che occuparono stabilmente il castello per due secoli, ne curarono l’ampliamento, predisponendo ambienti adatti ad essere abitati. Oggi, grazie ad un lungo lavoro di restauro, questo castello, che un tempo rappresentava uno dei più importanti domìni dell’Abbazia di Subiaco, per popolazione e vastità di territori, è visibile.

 VEROLI 

 Veroli è un elegante cittadina il cui duplice aspetto medioevale e settecentesco attesta i periodi economicamente più floridi della sua comunità. Nel quartiere medioevale di Santa Croce, si trovano le antiche case medioevali, che un tempo ospitavano fiorenti botteghe artigiane. E’ Piazza Mazzoli il cuore della cittadina e qui si trovano le massime espressioni del potere civile e religioso. Il Palazzo Comunale, la cui aula consiliare nel suo genere è tra le più belle d’Italia, essendo composta da scranni in noce di una antica sacrestia, e la Cattedrale di S. Andrea, al cui interno sono conservati un ricco Tesoro liturgico medioevale e preziose lele sei-settecentesche. Di notevole interesse religioso è la Basilica di Santa Salome, patrona della città. Le cronache medioevali narrano che la pia donna Salome, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni, portò a Veroli un frammento della croce di Cristo, riconosciuta come vera da papa Benedetto XIV che, nel 1751, concesse di edificare una Scala Santa per l’espiazione dei peccati. Da visitare la vicina Galleria la Catena, dove in mostra permanente si trovano le tele del pittore Francio Cox, esponente di spicco dell’arte contemporanea, e la Biblioteca Giovardiana, vero tesoro di cultura con i suoi codici miniati, le pergamene  e le stampe cinquecentesche. Non si può lasciare Veroli senza aver passeggiato nei suggestivi vicoli di Borgo San Leucio, un tempo roccaforte ernica e poi prigione medioevale, luogo di nascita dell’umanista Aonio Paleario.

 VICO NEL LAZIO

 Posto a difesa della Valle del Cosa e della Via Predestina, Vico conserva ancora oggi intatta una poderosa cinta cinta muraria in calcarea intervallata da 24 torri e, per questo, viene paragonata alla città francese di Carcassonne. Da una delle quattro porte d’accesso si entra in paese, dove si trova la Chiesa di san Michele Arcangelo, che conserva nel transetto sinistro un prezioso paliotto d’altare a mosaico in oro del XIII secolo, proveniente dalla basilica romana di San Giovanni in Laterano. La Chiesa di Santa Maria conserva, oltre ad una serie di affreschi e un prezioso crocifisso in madreperla inciso a mano di manifattura orientale, una piccola cripta con tracce di antichissimi affreschi. Ancora una sorpresa Vico la riserva visitando la Chiesa di San Martino, dove è custodito un prezioso gruppo ligneo raffigurante la Madonna col Bambino, risalente al XII secolo: la statua possiede la solennità bizantina fusa alla plasticità poderosa delle sculture romaniche. Esempio significativo dell’edilizia civile medioevale è il bel palazzo del Governatore, un tempo residenza della famiglia Colonna. Sulla facciata, si aprono bifore e logge, che ne alleggeriscono la massiccia struttura muraria.

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 L’ARCHEOLOGIA

 Numerose città della Ciociaria hanno origini molto antiche, essendosi sviluppate in epoca preromana, con la presenza delle popolazioni volsche ed erniche. Dopo la loro sottomissione a Roma , esse ne diventarono fedeli alleate e, in età imperiale, si ingrandirono con importanti edifici. La visita di questi centri archeologici, cinti da poderose mura poligonali, e fondate, secondo il mito, da Saturno, riserva grandi sorprese anche a chi ha visitato le grandiose rovine di centri più grandi.

 CASSINO

 Nonostante i feroci bombardamenti del 1944, che distrussero completamente l’abitato di Cassino e la celebre Abbazia, ancora oggi è possibile ammirare l’area archeologica dell’antica “Casinum” romana. In località Crocifisso, lungo la strada che sale all’Abbazia, troviamo l’ingresso al Museo Archeologico Nazionale, nelle cui sale sono conservati numerosi reperti, che testimoniano il passaggio dalla cultura volsca a quella romana. Fu in età imperiale che “Casinum” conobbe il periodo di massima floridezza economica con la presenza di numerose famiglie patrizie, che trasformarono questo territorio da terra agreste a terra degli “otia”. E, in particolare, si ricorda la matrona romana Ummidia Quadratilla, che fece edificare, a proprie spese, il Teatro, l’Anfiteatro ed il Mausoleo, posti in prossimità della antica via Latina e ancora oggi visitabili attraversando l’antica Porta Campana.

 CASTRO DEI VOLSCI

 L’area archeologica e il Museo civico di Madonna del Piano, in località Casale, riguardano un insediamento di notevole interesse, databile tra il IV secolo a.C. ed il IX secolo d.C:

 Gli scavi hanno riportato alla luce le strutture di una villa di età repubblicana, nuclei di una villa imperiale e sovrapposizioni con edificio di culto e battistero, oltre ad una necropoli del VI-VII secolo d:C. Le fasi evolutive del grande complesso archeologico di Castro dei Volsci si possono ripercorrere  nel locale Museo civico, che presenta uno spaccato di tutte le epoche storiche del territorio. Strumenti preistorici in pietra, materiali votivi provenienti dai santuari preromani, raffinati monili in bronzo, alcuni oggetti d’influenza etrusca , statue, vasi, rivestimenti in marmi policromi con motivi geometrici, oggetti in vetro di età romana sono sistemati nelle teche del Museo, dove è stata anche ricostruita una sepoltura alto medioevale della necropoli datata tra il IV e il VII sec. d.C.

 FERENTINO

 Posto su un colle, a 393 metri di altezza sulla sottostante valle del Sacco, Ferentino è uno dei pochi paesi del frusinate che conserva, entro l’agglomerato urbano, una interessante area archeologica con monumenti ancora oggi ben conservati. Entro il tessuto urbano delle imponenti mura poligonali, che cingono la città per più di due chilometri, troviamo inglobato nell’imponente Acropoli il suggestivo “Mercato Romano”, databile tra il II e I sec. a.C., in ottimo stato di conservazione. La città, durante la municipalità romana, conobbe pace e splendore, tanto da divenire mèta privilegiata di villeggiatura per tutti coloro che, come il poeta Orazio, desideravano trascorrere un periodo di tranquillità lontana da Roma senza, però, dover rinunciare a una vita di società. A Ferentino, infatti, troviamo ancora i resti  del Teatro romano (II sec. d. C), che poteva ospitare fino a 3500 persone, e i resti di grandiosi edifici termali in parte inclusi sotto la chiesa di S. Lucia. Le numerose epigrafi, rinvenute nel centro storico, rappresentano una tangibile testimonianza della presenza a Ferentino di personaggi prestigiosi, come Flavia Domitilla, moglie di Vespasiano, Traiano Pompeo ed Aulo Quintilio Prisco per citarne solo alcuni. Un importante documento storico è rappresentato dal monumento funerario del censore romano Aulo Quintilio Prisco. Si tratta di un’edicola, sulla quale sono state  incise le ultime volontà di questo personaggio generoso, che elargiva al popolo una somma in denaro e cibo nel giorno del suo compleanno (nove maggio), mentre  sessanta sesterzi erano riservati alla manutenzione del monumento erettogli dalla municipalità.

 L’AREA ARCHEOLOGICA DI FREGELLAE E IL MUSEO DI CEPRANO

 Il pianoro, sul quale sorgeva Fregellae, si estende per circa 90 ettari tra i territori di Arce e Ceprano. Una serie di campagne di scavo, iniziate nel 1978, ha permesso di acquisire significative conoscenze sulla struttura urbanistica della antica città, di cui è stata scavata l’area pubblica, una zona residenziale ed alcuni santuari.Il reticolo viario della zona centrale della città ha rilevato la presenza di un asse principale da identificarsi, presumibilmente, con un tratto urbano della Via Latina. Al di sotto dell’asse stradale, è stato rinvenuto un acquedotto, mentre nel complesso archeologico sono evidenti i resti di una vasta area del Foro, di un edificio termale e di santuari, in particolare quello dedicato al dio della Medicina, Esculapio. Di particolare rilievo, inoltre, numerose domus, che hanno restituito interessanti testimonianze della partecipazione dei fregellani alla guerra combattuta da Roma in Oriente contro Antioco III di Siria, tra il 191 e 189 a.C. I materiali riportati alla luce sono esposti nelle sale dell’Antiquarium di Ceprano (ospitato nel Palazzo Comunale), dove si può rivivere la storia di questa antica città, e si possono ammirare telamoni, terrecotte ex voto, frammenti architettonici del santuario di Esculapio, pavimenti  a mosaico, che costituiscono solo una parte dell’eccezionale quantità di materiale rinvenuto e in corso di restauro.

 IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FROSINONE

 In seguito ad alcune campagne di scavo, condotte nel territorio del capoluogo, sono stati riportati alla luce una serie di suppellettili del periodo pre-romano e romano, esposte nelle sale del Museo Comunale, allestito in un palazzo del centro storico. Le raccolte sono costituite da materiale in pietra e in terracotta, da vasellame ceramico, oggetti di ornamentazione personale, sculture ed epigrafi. La visita al Museo è particolarmente interessante, anche grazie ai supporti didattici, che consentono il riconoscimento della funzione dei materiali e ne ricostruiscono il contesto in cui essi sono stati ritrovati. In questo modo, è possibile conoscere anche l’importanza dell’area in questione, un tempo attraversata dalla via Latina, importante via di comunicazione, che raggiungeva l’abitato dell’antica  Frusino e l’anfiteatro romano, di cui oggi sono visibili pochi resti all’inizio dell’attuale via Roma.

 POFI

 Nel nuovo Museo Preistorico di Pofi, aperto al pubblico nel 2001, sono esposti importanti reperti che testimoniano la presenza dell’uomo tra i più antichi in Europa (Uomo di Ceprano, 800.000 anni; Uomo do Anagni, 458.000 anni; Uomo di Pofi , 350.000 anni). Tra i reperti umani appare particolarmente importante il cranio dell’uomo di Ceprano, che per i tratti morfologici e la cronologia, oltre che rappresentare il più antico ominide rinvenuto in Europa, rappresenta una tappa importante dell’evoluzione umana. Nel percorso didattico sono messe in evidenza le fasi tecnologiche nella produzione di manufatti litici, con reperti del Paleolitico inferiore, rinvenuti in numerose località della provincia di Frosinone. La tipologia e la cronologia di questi antichi insediamenti, testimoniate da choppers, amigdale, raschiatoi, nuclei, rappresentano l’evoluzione culturale di un milione di anni. Gli antichi ambienti (laghi, fiumi, vulcani), scenario variabile per clima ed evoluzione del territorio, sono rappresentati dalle flore e faune fossili tra cui spiccano notevoli resti di elefanti. I crani, le mandibole, le zanne, le ossa lunghe dei pachidermi esposti colpiscono per la qualità e lo stato di conservazione. La visita al Museo rappresenta la scoperta del più antico passato dell’uomo attraverso le testimonianze di una regione, il Lazio meridionale interno, tra i più interessanti in Europa.

 SUPINO

 In località “Cona del Popolo”, tra Supino e Morolo, si trovano i resti di una villa romana del I secolo d.C.

 Venuti alla luce nel corso di recenti scavi archeologici, presentano numerosi ambienti, con pavimenti in marmo a mosaico. Questi ultimi sono di una bellezza e raffinatezza, tipiche dell’età imperiale. Alcuni rappresentano soggetti marini, con pesci, conchiglie, meduse, tritoni, mostri marini e figure femminili che nuotano. Tale complesso archeologico rappresenta la testimonianza evidente che la zona, immersa nel verde, alle falde dei monti Lepini, fin dall’epoca romana, veniva apprezzata e abitata dalle famiglie benestanti.