“The
Big Spliff” (la grande canna).
Quale migliore espressione
poteva usare il famoso
batterista Nick Mason per
descrivere il nuovo album dei
Pink Floyd che uscirà ad
Ottobre. Un momento, quale
canna? Quale album? Mason starà
parlando delle bravate fatte da
ragazzo? No, è proprio così: i
Pink Floyd hanno annunciato che
quest’inverno un nuovo lavoro
discografico sarà disponibile
sul mercato e si intitolerà “The
Endless River”. Sembrava
impossibile ripensarli ancora
assieme in un disco ma il sogno
è divenuto realtà. Si tratterà
di un’opera alquanto lisergica,
a giudicare dalle parole usate
da Mason, e sarà - come espresso
da tutta la band - “il canto del
cigno di Richard Wright”, il
loro tastierista scomparso nel
2008.
Ma è probabile che molti di voi
ancora non ci credano, e vi
capisco. Io però sono andato a
sincerarmi, e come tanti altri
ho appreso che “The Endless
River” è il frutto di alcuni
nastri lasciati inutilizzati
durante le registrazioni di “The
Division Bell”, l’ultima fatica
della band inglese pubblicata
nel 1994 dove spicca il noto
singolo “High Hopes”.
Dei pezzi accantonati quindi,
che a detta dei Pink Floyd non
hanno nulla a che fare con le
caratteristiche di “The Division
Bell” e neanche con lo stile
ultimo dei Pink Floyd.
Preparatevi dunque a
un’esperienza di pura
sperimentazione di stampo
marcatamente ambient, in cui
dominano le tastiere liquide di
Wright e il volto più onirico
dei quattro britannici. “Una
grande canna insomma”, ovvero il
nome scelto inizialmente per il
disco come ci ricorda Mason, nel
quale prevalgono molto i brani
strumentali. Alcune fonti
indicano addirittura che la voce
di Gilmour, sovra-incisa appena
quest’anno, sarà presente in un
unico brano e in alcuni altri ci
saranno solo cori, ma sulla
questione non si hanno ancora
notizie chiare.
Non sono mancate anche le
critiche. Interessante in questo
senso è stato il post di Mike
Portnoy - celebre ex batterista
dei Dream Theater - che su
Facebook ha pubblicato la
seguente dichiarazione: “What's
this about a new "Pink Floyd"
album? Last I checked, Waters is
no longer in the band and Wright
& Barrett are dead...if these
are leftovers from The Division
Bell sessions, then just put em
on a TDB Special Edition release!
It's disrespectful to Roger &
everything he built for all
those years! Just do a solo
album Dave...”. In pratica,
Portnoy nel suo post insinua il
fatto che questo album non possa
essere considerato a tutti gli
effetti un lavoro dei Pink
Floyd, perché al tempo delle
registrazioni Roger Waters non
era più nella band da anni.
Inoltre Wright è deceduto,
perciò non possiamo sapere se
egli avesse voluto interpretarlo
come un vero e proprio prodotto
di tutto il gruppo. Se questi
sono i residui di “The Division
Bell” – sostiene Portnoy –
sarebbe più giusto presentarli
come una special edition di
Division Bell stesso, o al
massimo come un album solista di
Gilmour, poiché secondo il
batterista new-yorkese farlo
uscire a nome dei Pink Floyd è
irrispettoso nei confronti di
Waters. Non sappiamo infatti
quanto Waters fosse realmente
consenziente in tale operazione
discografica, ed è chiaro a
tutti che l’iniziativa è partita
appunto da Gilmour, che era
entrato in possesso delle tracce
ed ha annunciato per primo
l’uscita di “The Endless River”.
Di chi sia davvero l’album è
difficile dirlo, che venga
attribuito ai Pink Floyd è assai
logico ma francamente lascia
perplessi. Io infatti, mi sono
chiesto se valga la pena
comprarlo o meno. Magari lo
farò, magari no. In ogni caso,
resterò sempre stupito quando
sulla copertina vedrò scritto
Pink Floyd. Non voglio certo
affermare che queste tracce non
saranno all’altezza, potrei
sbagliarmi di gran lunga, anzi
le probabilità che il disco
lasci enormemente soddisfatti ci
sono e come! Tuttavia è inutile
nascondere che le affermazioni
di Portnoy sono sensate e a mio
avviso ci fanno riflettere. E’
forse questa la sottile linea
che separa una mera operazione
di mercato da un’evidente
espressione d’arte sonora?
Al di là di come la si pensi, su
una cosa siamo tutti d’accordo:
abbiamo ancora tanto bisogno di
buona musica, di musica vera che
ci faccia vibrare l’anima.
Questo bisogno è palpabile, si è
palesato proprio adesso che una
band leggendaria ci dice che sta
per regalarci un altro album e
noi siamo ansiosi di ascoltarlo.
Certo, per alcuni sarà una
questione di semplice curiosità,
di fascinazione nei confronti
delle solite star, ma per la
maggior parte delle persone non
è così. Da troppo tempo ormai le
nostre orecchie vengono
deturpate da troppe bazzecole,
da una quantità enorme di cibo
surgelato in note. Forse a
Ottobre questo incubo svanirà
per un po’, e quegli arzilli
vecchietti di Gilmour, Waters e
Mason se la rideranno sotto i
baffi l’ennesima volta…
|