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AGO
22
CAN WE DO??

Doveva essere quello della svolta, quello del “Yes We Can!” (Si può fare!) ma ora è diventato un Can We Do (possiamo farlo?). In effetti si credeva potesse fare degli Stati Uniti un paese diverso, un paese dal volto nuovo che rompesse coi suoi schemi. Il suo colore di pelle faceva pensare a tutto ciò e forse, col senno di poi, il giustificare tali aspettative solo perché un presidente nero evocava immagini e suggestioni diverse dalle solite era troppo. Troppo ottimista, proprio come il “si può fare” elettorale.
A quasi un decennio dall’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca possiamo affermare che i vecchi crismi della politica a stelle e strisce non sono scomparsi. Le plausibili norme restrittive sulle attività finanziarie, quelle che hanno indotto alle speculazioni causando la crisi economica non sono state fatte, la storica statalizzazione del settore sanitario non è arrivato, le armi se le portano ancora tutti all’asilo e la politica estera è sempre la stessa. Soprattutto, non è cambiata la conclamata abitudine di giustificare moralmente interventi militari di puro interesse strategico, condannando e demonizzando le conseguenti reazioni degli offesi.

Recentemente un giornalista americano è stato brutalmente assassinato da un terrorista iracheno di ISIS, ed è chiaro che questa non è un’azione che condividiamo, per carità. Molti in realtà pensano che il video sia falso e si tratti d’un espediente per giustificare l’intervento armato. Io qui ho deciso di non sposare nessuna delle due opinioni, che sia un omicidio vero o meno, questo non cambia la sostanza del discorso. Gli Usa hanno iniziato a bombardare l’Iraq prima che quel video andasse in onda e lo hanno fatto perché gli sembrava giusto andare in soccorso della minoranza Curda oppressa attualmente dai jihadisti. Questa è una motivazione che, almeno a me, pare debole. Insomma di nuovo la tiritera del “portare la pace”. Peccato che se in effetti tra Curdi e Iracheni non scorre buon sangue, la responsabilità storica è proprio dei paladini d’oltreoceano insieme ad altri, basterebbe consultare qualunque libro di storia per capire perché. I presidenti sguinzagliano i marines perché vogliono che il terrorismo venga sconfitto e puntualmente ottengono l’effetto contrario.
Obama ha detto che il terribile assassinio è frutto della barbarie di quel popolo, un popolo che non conosce i valori di democrazia e libertà, un popolo che sacrifica in nome del suo fanatismo religioso. Poniamo adesso che l’assassinio sia vero e ammettiamo che uccidere è senza dubbio da condannare, credete nonostante questo che Obama si esprima con onestà e obiettività quando considera tali vicende?

Qualcuno dovrebbe proprio dire ad Obama, che se davvero vuole portare la pace e la democrazia tra i popoli del Medio-Oriente, dovrebbe smetterla di lanciarvi bombe. Se davvero vuole liberarsi dal terrorismo, deve finirla di dare a quella gente pan per focaccia ma cercare di analizzare le loro ragioni, cercando di farsi un’idea del motivo per cui alcuni sono addirittura disposti a farsi esplodere. Non lo fanno certo per fanatismo religioso - o comunque quella è una motivazione molto meno rilevante - lo fanno invece perché da sempre sono stati colonizzati, schiavizzati, sterminati e manipolati proprio da quella nazione, assieme alle sue alleate, che spera di insegnargli la democrazia e il vivere civile. Dite a Obama, che una società equilibrata in Medio Oriente la si può costruire solo lasciando a quelle persone la possibilità di crescere e svilupparsi autonomamente. Piuttosto aiutandole sul serio a farlo, e non controllando le loro basi petrolifere, impossessandosi dell’unica fonte di sviluppo economico che quel gruppo sociale avrebbe a disposizione per emanciparsi. Per anni ed anni gli americani hanno gestito e monopolizzato l’energia che c’è in quelle terre e solo progressivamente il loro dominio si è affievolito, concedendo qualche spazio di iniziativa alle imprese autoctone. In nome dell’oro nero, hanno accorpato minoranze diverse fra loro, progettato crimini ed anche colpi di stato, non dimenticandosi mai però di vendere armi proprio a coloro che bastonavano. Gli vendevano armi e li bastonavano, dicendo che andavano a bastonarli per togliergli le armi che gli avevano venduto.

Ecco perché ci tengo a precisare che io, caro Barack, non ci casco. E mi piacerebbe non ci cascasse nemmeno Renzi, che stavolta perlomeno non c’è davvero cascato, bensì è solo obbligato. Matteo Renzi è sicuramente stato pressato nell’inviare armi ai Curdi e ai civili iracheni, sempre perché bisogna far vedere a ISIS cos’è la democrazia e Matteo pare crederci o fa finta. Se la democrazia si impara a colpi di mitra allora io ho dormito per anni, e non ho capito nulla di come si migliorano i paesi. Un mitra rimarrà sempre e comunque un mitra, anche se usato contro i cattivi, che poi i solo cattivi e solo buoni non sono mai esistiti.
Io fossi Renzi, farei l’unico gesto davvero democratico, ascoltare. Pacificare con l’ascolto in effetti “si può fare”, come diceva una volta Obama. Ma forse il presidente ha dimenticato quello che di nuovo poteva fare, e adesso non gli rimane che ripetere quello che i suoi predecessori hanno già fatto.


 

 

 

 

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