Doveva
essere quello della svolta,
quello del “Yes We Can!” (Si può
fare!) ma ora è diventato un Can
We Do (possiamo farlo?). In
effetti si credeva potesse fare
degli Stati Uniti un paese
diverso, un paese dal volto
nuovo che rompesse coi suoi
schemi. Il suo colore di pelle
faceva pensare a tutto ciò e
forse, col senno di poi, il
giustificare tali aspettative
solo perché un presidente nero
evocava immagini e suggestioni
diverse dalle solite era troppo.
Troppo ottimista, proprio come
il “si può fare” elettorale.
A quasi un decennio
dall’insediamento di Barack
Obama alla Casa Bianca possiamo
affermare che i vecchi crismi
della politica a stelle e
strisce non sono scomparsi. Le
plausibili norme restrittive
sulle attività finanziarie,
quelle che hanno indotto alle
speculazioni causando la crisi
economica non sono state fatte,
la storica statalizzazione del
settore sanitario non è
arrivato, le armi se le portano
ancora tutti all’asilo e la
politica estera è sempre la
stessa. Soprattutto, non è
cambiata la conclamata abitudine
di giustificare moralmente
interventi militari di puro
interesse strategico,
condannando e demonizzando le
conseguenti reazioni degli
offesi.
Recentemente un giornalista
americano è stato brutalmente
assassinato da un terrorista
iracheno di ISIS, ed è chiaro
che questa non è un’azione che
condividiamo, per carità. Molti
in realtà pensano che il video
sia falso e si tratti d’un
espediente per giustificare
l’intervento armato. Io qui ho
deciso di non sposare nessuna
delle due opinioni, che sia un
omicidio vero o meno, questo non
cambia la sostanza del discorso.
Gli Usa hanno iniziato a
bombardare l’Iraq prima che quel
video andasse in onda e lo hanno
fatto perché gli sembrava giusto
andare in soccorso della
minoranza Curda oppressa
attualmente dai jihadisti.
Questa è una motivazione che,
almeno a me, pare debole.
Insomma di nuovo la tiritera del
“portare la pace”. Peccato che
se in effetti tra Curdi e
Iracheni non scorre buon sangue,
la responsabilità storica è
proprio dei paladini
d’oltreoceano insieme ad altri,
basterebbe consultare qualunque
libro di storia per capire
perché. I presidenti
sguinzagliano i marines perché
vogliono che il terrorismo venga
sconfitto e puntualmente
ottengono l’effetto contrario.
Obama ha detto che il terribile
assassinio è frutto della
barbarie di quel popolo, un
popolo che non conosce i valori
di democrazia e libertà, un
popolo che sacrifica in nome del
suo fanatismo religioso. Poniamo
adesso che l’assassinio sia vero
e ammettiamo che uccidere è
senza dubbio da condannare,
credete nonostante questo che
Obama si esprima con onestà e
obiettività quando considera
tali vicende?
Qualcuno dovrebbe proprio dire
ad Obama, che se davvero vuole
portare la pace e la democrazia
tra i popoli del Medio-Oriente,
dovrebbe smetterla di lanciarvi
bombe. Se davvero vuole
liberarsi dal terrorismo, deve
finirla di dare a quella gente
pan per focaccia ma cercare di
analizzare le loro ragioni,
cercando di farsi un’idea del
motivo per cui alcuni sono
addirittura disposti a farsi
esplodere. Non lo fanno certo
per fanatismo religioso - o
comunque quella è una
motivazione molto meno rilevante
- lo fanno invece perché da
sempre sono stati colonizzati,
schiavizzati, sterminati e
manipolati proprio da quella
nazione, assieme alle sue
alleate, che spera di
insegnargli la democrazia e il
vivere civile. Dite a Obama, che
una società equilibrata in Medio
Oriente la si può costruire solo
lasciando a quelle persone la
possibilità di crescere e
svilupparsi autonomamente.
Piuttosto aiutandole sul serio a
farlo, e non controllando le
loro basi petrolifere,
impossessandosi dell’unica fonte
di sviluppo economico che quel
gruppo sociale avrebbe a
disposizione per emanciparsi.
Per anni ed anni gli americani
hanno gestito e monopolizzato
l’energia che c’è in quelle
terre e solo progressivamente il
loro dominio si è affievolito,
concedendo qualche spazio di
iniziativa alle imprese
autoctone. In nome dell’oro
nero, hanno accorpato minoranze
diverse fra loro, progettato
crimini ed anche colpi di stato,
non dimenticandosi mai però di
vendere armi proprio a coloro
che bastonavano. Gli vendevano
armi e li bastonavano, dicendo
che andavano a bastonarli per
togliergli le armi che gli
avevano venduto.
Ecco perché ci tengo a precisare
che io, caro Barack, non ci
casco. E mi piacerebbe non ci
cascasse nemmeno Renzi, che
stavolta perlomeno non c’è
davvero cascato, bensì è solo
obbligato. Matteo Renzi è
sicuramente stato pressato
nell’inviare armi ai Curdi e ai
civili iracheni, sempre perché
bisogna far vedere a ISIS cos’è
la democrazia e Matteo pare
crederci o fa finta. Se la
democrazia si impara a colpi di
mitra allora io ho dormito per
anni, e non ho capito nulla di
come si migliorano i paesi. Un
mitra rimarrà sempre e comunque
un mitra, anche se usato contro
i cattivi, che poi i solo
cattivi e solo buoni non sono
mai esistiti.
Io fossi Renzi, farei l’unico
gesto davvero democratico,
ascoltare. Pacificare con
l’ascolto in effetti “si può
fare”, come diceva una volta
Obama. Ma forse il presidente ha
dimenticato quello che di nuovo
poteva fare, e adesso non gli
rimane che ripetere quello che i
suoi predecessori hanno già
fatto.
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