Di
OGM si parla tanto e se ne dice
in vari modi. Recentemente il
programma televisivo Report ha
messo in luce in un servizio i
comportamenti sleali delle
multinazionali legate a questa
tecnologia, come ad esempio la
famosa Monsanto. Io nel Marzo
2011 avevo affrontato il tema
OGM realizzando l’intervista
riportata qui sotto che oggi
voglio riproporre, nel quale
avevo divulgato gli aspetti
principali della questione da un
punto di vista strettamente
scientifico, senza considerare
le conseguenze
politiche-economiche che essa
implica all’interno del tessuto
produttivo.
Cos’è di preciso un OGM?
OGM è acronimo di “Organismo
Geneticamente Modificato”. Si
tratta di esseri viventi (dai
batteri agi animali) cui,
mediante tecniche di ingegneria
genetica, è stata apportata una
modifica al patrimonio genetico
al fine di potenziare la
produzione di proteine di
importanza nei campi industriale
e farmaceutico (come nel caso di
batteri e di alcuni animali), al
fine di migliorare l’apporto
nutrizionale di alimenti (come
nel caso dei vegetali) o ancora
rafforzare la resistenza ai
pesticidi o agli stress
ambientali cui le piante e le
colture agricole sono spesso
soggette. Andare a lavorare sul
patrimonio genetico significa
modificare, il DNA e quindi
l’informazione di cui il DNA è
depositario, cosa che non viene
fatta a casa ma seguendo
specifici progetti scientifici e
protocolli.
Si ha l’impressione che
molta gente sia spaventata e
diffidente nei confronti della
definizione “geneticamente
modificato”, soprattutto se
indicata sui cibi da
coltivazione ….
Quello che in agricoltura è
comunemente conosciuto come
“innesto” non è altro che un
incrocio naturale che porta a
una modifica genetica perché
solo una mutazione, cioè un
cambiamento, del patrimonio
genetico, può permettere la
propagazione del nuovo carattere
alle progenie successive. Ciò è
possibile perché il DNA, che
contiene le informazioni per
dirigere crescita e sviluppo
dell’organismo secondo i tratti
caratteristici di ogni essere
vivente – contenuti in sequenza
di DNA specifiche chiamate geni
– viene trasferito dai genitori
ai figli mediante meccanismi
cellulari specifici che ne
garantiscono allo stesso tempo,
il mantenimento e il cambiamento
“positivo” per l’evoluzione. Per
una determinata specie, infatti,
i geni non rimangono mai sempre
uguali a sé stessi; nel tempo
subiscono un processo chiamato
mutagenesi, fenomeno presente a
bassa frequenza in tutti gli
esseri viventi e che, in caso di
mutazioni “favorevoli” permette
di garantire la variabilità
genetica, condizione evolutiva
fondamentale perché consente
alle specie viventi di adattarsi
all’ambiente rafforzandosi e
divenendo capaci di contrastare
i pericoli e difficoltà a cui
l’ambiente stesso, con i suoi
mutamenti, spesso li rende
soggetti. La differenza quindi
tra un NON OGM e un OGM consiste
nel fatto che per i non ogm la
mutazione avviene in modo
naturale o in modo programmato
ma comunque non invasivo,
mentre, per gli ogm, il
cambiamento viene attuato
direttamente sul DNA attraverso
protocolli di procedure
molecolari, svolti in
laboratorio specifici e in modo
controllato: per questo motivo
vengono definiti OGM soltanto
gli organismi che sono stati
oggetto di intervento
dell’ingegneria genetica.
Anche i cibi transgenici fanno
parte degli OGM?
Altra importante distinzione
deve essere fatta tra OGM e
organismi transgenici: questi
ultimi, infatti, sono organismi
cui sono stati inseriti geni di
specie diverse, mentre con gli
OGM ciò non necessariamente
accade e, quando avviene, i geni
trasferiti nell’organismo
accettore non provengono da
specie diverse ma dalla stessa:
per questa ragione, gli OGM
vengono definiti cisgenici e non
transgenici.
Secondo lei, ha senso avere
suggestioni per qualcosa che in
effetti ci pare così inusuale?
Gli OGM trovano ormai riscontro
in moltissimi campi di
applicazione ma l’agricoltura
resta senza dubbio l’ambito su
cui ricade maggiormente
l’attenzione. E questo è
comprensibile, del resto, perché
tutti, in fondo. Abbiamo paura
di “introdurre nel nostro
organismo” qualcosa che potrebbe
farci male; tutti sappiamo
quanto una corretta
alimentazione sia forse la
migliore prevenzione
all’insorgenza di patologie
anche gravi, come ad esempio i
tumori.
Per questo motivo, un prodotto
un po’ “diverso”, “modificato”,
come appunto gli OGM,
rappresenta per larga parte
dell’opinione pubblica un ombra
negativa piuttosto che
un’applicazione della ricerca
scientifica volta al
miglioramento delle condizioni
di vita dell’uomo del terzo
millennio. Da qui l’ostracismo
dell’opinione pubblica e la
presa di posizione riguardo
l’adozione degli OGM. Questo
atteggiamento, sebbene
comprensibile, non è però
completamente giustificabile:
basti pensare, infatti, che i
pazienti diabetici vengono
curati ormai da anni con
l’insulina che è, a tutti gli
effetti, una vittoria degli OGM.
L’insulina utilizzata a scopo
farmacologico, infatti, è
prodotta tramite metodi di
ingegneria genetica che
prevedono l’utilizzo di batteri
modificati al fine di produrre
l’insulina a livello
industriale. E come per la cura
del diabete, così accade per
altri farmaci o per alimenti che
non possono essere mangiati da
alcuni soggetti causa di forme
di intolleranza alimentare o
allergia; una modifica genetica
di questi alimenti può di certo
rappresentare un vantaggio per i
soggetti ipersensibili perché
potrebbe essere diretta
all’eliminazione del fattore di
fastidio, permettendo così al
soggetto di assumere in
tranquillità alimenti che,
altrimenti, dovrebbe eliminare
completamente dalla dieta. Il
caso più esplicativo è quello di
cui parlo sempre, e cioè il
pomodoro privo di istamina.
L’istamina è una molecola che
partecipano alla risposta
allergica e infiammatoria e, in
soggetti ipersensibili, può
causare reazioni violente
tipiche di una forte risposta
allergica, con conseguenze note
a tutti. Produrre un pomodoro
privo di istamina
significherebbe consentire ai
soggetti ipersensibili di
assumere le vitamine
direttamente dal pomodoro e non
da integratori alimentari. Il
pomodoro infatti, resta
assolutamente normale, non si va
infatti ad intaccare il valore
nutrizionale o ad aggiungere
agenti tossici che potrebbero
portare all’insorgenza di
malattie nel consumatore.
La produzione e coltivazione di
OGM può avere ripercussioni
negative sull’ambiente?
Anche il discorso “ambientale”
risulta piuttosto delicato,
soprattutto perché a guidare il
dibattito in questo campo sono
gli ecologi che insistono, come
giusto che sia, sulla questione
dell’equilibrio dell’ecosistema.
Tutti avrete sentito parlare,
almeno una volta, del mais BT,
l’acronimo BT viene da “Bacilus
turingensis”, un batterio in
grado di produrre una proteina
capace di uccidere alcune larve
di insetti tra cui quelle della
farfalla monarca (Danaus
piexippus). Questa proteina è
però assolutamente innocua per
altri insetti, per gli animali e
per l’uomo. Le larve di questa
specie di farfalla si insinuano
negli steli delle piante di
mais, rovinando il 7% del
raccolto annuo di mais. Ecco
perché gli scienziati hanno
pensato che produrre una pianta
di masi in grado di contrastare
l’effetto delle larve della
farfalla monarca, avrebbe potuto
recare un vantaggio alle
coltivazioni di mais. Le
perplessità degli ecologi a
riguardo risiedono soprattutto
nel fatto che, uccidere le larve
di questa farfalla
significherebbe alterare
l’equilibrio ecologico: inoltre,
gli ecologi sostengono che non
sia ancora del tutto chiaro
l’effetto tossico che la
diffusione del polline del mais
BT OGM potrebbe avere.
Capiamo quindi che gli OGM non
rappresentano solamente un
fenomeno positivo a tutti gli
effetti, o comunque, non si può
ancora affermare con certezza
l’assenza di qualsiasi tipo di
complicanza, in seguito
all’utilizzo di questi
organismi.
Su questo aspetto è necessario
un discorso cruciale: non avere
chiari gli effetti che
l’utilizzo degli OGM può
comportare non deve voler
significare una chiusura nei
confronti di questo tipo di
prodotto a tutti gli effetti
biotecnologico; dovrebbe infatti
significare un maggior
investimento per poter
consentire ai ricercatori non
solo di mettere a punto prodotti
che risultino vantaggiosi per
l’opinione pubblica, ma anche di
arrivare a conoscere eventuali
problemi di tossicità per poi,
quindi, risolverli e proteggere
ancora di più il consumatore.
Non investire vuol dire non
conoscere, e mai come in questo
momento la società ha bisogno di
soluzioni, attraverso ricerche e
nuove scoperte. È giusto
rinunciare a possibili benefici
(e come abbiamo visto in campo
medico e farmaceutico ce ne sono
stati molti) solo per paura di
conoscere? Non tutto ciò che
viene dalla novità è dannoso..
ma per poter trasformare la
novità in vantaggio è necessario
studiare, approfondire. E questo
non potrà essere possibile fino
a quando ognuno di noi non saprà
davvero cosa siano gli OGM. Fin
quando, infatti, la stragrande
maggioranza dell’opinione
pubblica penserà che gli OGM
siano un prodotto assolutamente
negativo perché manipolato
indiscriminatamente, non ci sarà
mai la giusta attenzione a
questo mondo così particolare. È
chiaro che la questione non è
semplice come l’abbiamo
presentata: dibattiti etici a
riguardo accompagnano gli OGM
fin dalla presentazione del
primo organismo geneticamente
modificato. È un argomento molto
delicato, che non è possibile
liquidare in qualche minuto di
conversazione. Per
tranquillizzare i consumatori,
comunque, è giusto sottolineare
che l’Unione Europea garantisce
la tracciabilità e
l’etichettatura degli organismi
geneticamente modificati e dei
prodotti ottenuti da OGM, lungo
tutta la catena alimentare. La
tracciabilità degli OGM consente
il controllo e la verifica delle
indicazioni figuranti
sull’etichetta, la sorveglianza
degli effetti sull’ambiente e il
ritiro degli OGM potenzialmente
pericolosi per la salute
dell’uomo e degli animali.
Eppure a livello di
informazione, c’è ancora molto
da lavorare!!
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