Adesso
tutti parlano della lectio
magistralis di Schettino alla
Sapienza. Avete ragione, è
assurdo, sia moralmente che dal
punto di vista logico, perché
per una lezione sulla gestione
del panico si potevano chiamare
persone più indicate, come ad
esempio artificieri o membri di
squadre di salvataggio. Ma ora
non è questo che mi interessa…
Qualche giorno fa sul Blog di
Grillo è apparso un messaggio
provocatorio indirizzato a
Roberto Benigni, nel quale lo si
criticava per aver abbandonato
il suo impegno civile sulla
divulgazione della Costituzione,
adesso che al governo non c'è
più Berlusconi ma la sua amata
sinistra, sempre se sinistra si
può chiamare.
Trovo questa critica
assolutamente perspicace e
corretta. E' importante che si
facciano notare certe cose.
Questo ci induce a pensare come
molto spesso la conoscenza e la
cultura rimangono ancorate al
filo con un determinato ambiente
politico. Non perché questo
rimando esista effettivamente,
ma perché sono gli intellettuali
italiani che vogliono
stabilirlo, crearlo
artificiosamente. Tutto ciò
rattrista, demoralizza. Roberto
Benigni dovrebbe ricordarsi che
la Costituzione non è solo di
Togliatti, Saragat, Pertini,
Gramsci, ma di tutti. Vale in
ogni momento e in qualsiasi
legislatura.
Ciò mi fa profondamente
sfiduciare l'establishment
culturale italiano, da sempre
troppo legato alla politica. Non
ho visto fin ora nessuno di loro
scendere in piazza contro la
Riforma del Senato, stanno
comodi e lasciano il campo ai
Rodotà, gli Zagrebelsky, gli
Ainis, da soli come cani.
Aiutati ora soltanto dai colpi
di Social Network di professori
come... Piero Pelù e Fiorella
Mannoia. Ho grande rispetto per
questi due musicisti, ma credo
che gli artisti vadano
supportati anche da chi ha
certamente maggior peso
sull'opinione pubblica (e
ovviamente non mi riferisco solo
a Benigni).
Fiorella Mannoia aveva
recentemente scritto sul suo
profilo Twitter: “Sono di
sinistra e per questo non voterò
Pd (arguta). Piero Pelù invece
ci era andato giù pesante, e sul
palco del Primo Maggio ha
definito Renzi “Lo scout di
Licio Gelli”. Pelù con Renzi
ebbe a che fare quando il
premier era sindaco a Firenze,
fu coinvolto nell’organizzazione
di alcuni Festival.
Evidentemente lo conosce già, ma
ha di sicuro esagerato –
esclamano gli uomini del
rottamatore – Serracchiani & Co.
sono convinti che lo sfogo del
rocker sia dovuto al fatto che
Renzi non gli diede l’ultima
parola sulla scelta di qualche
gruppo o che non gli chiese più
consiglio dopo quell’anno. Ma
davvero? Spiegazione a metà
strada tra il comico e il
patetico. Esorterei piuttosto i
Renzi Boys ad andarsi a
rileggere il famoso “Piano Di
Rinascita Democratica”, ossia il
programma della P2, e poi
vediamo se riescono a dire che
non ci sono evidenti
similitudini. Con questo non sto
accusando Renzi di essere
ufficialmente un piduista,
altrimenti questo Blog domani
chiude, ma credo sia opportuno
togliersi le fette di prosciutto
intorno agli occhi e cominciare
a vedere le cose con più
malizia, che ogni tanto fa anche
bene.
Beh insomma… gli artisti liberi
che cercano di contrapporsi al
pensiero dominante vanno certo
lodati, e vanno considerati
artisti autentici, non come
quelli che lo sono
all’occorrenza e quando piace a
loro.
In conclusione, vi invito a
cambiare canale se vedete come
ospite Benigni, mi sembrerebbe
un atto dovuto.
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